Gianni Lai un sardo che ci sa fare.

 


È il titolo di un articolo apparso sulla rivista Atletica Leggera a consuntivo della stagione 1969 riferendosi alla duplice vittoria nello sprint agli Universitari da parte di Gianni Lai davanti al più quotato Sguazzero. 

 

L’affermazione richiama l’interesse degli organi federali, convinti di trovarsi di fronte un atleta affidabile in vista della composizione della staffetta 4 x 100 per la Coppa Europa. Giocano a favore del ragazzo sardo le precedenti esperienze vissute con le rappresentative nazionali, universitarie o societarie, competizioni in cui mostra una più che positiva adattabilità alle diverse frazioni. 

 Sin dagli esordi Gianni Lai veste la maglia dell’Esperia Cagliari. Le sue prime esibizioni sono buone, ma non esaltanti: in Sardegna nelle distanze brevi si corre veloci ed atleti anche più giovani (in particolare Avanzato, Masia, Faggioli) lo precedono sul traguardo sia dei 100 sia dei 200 metri, finchè non parte per Roma ammesso come allievo alla Scuola Centrale dello Sport del Coni.  

 

Gli anni romani, sotto le attente cure di Carlo Vittori (ex sprinter, docente di metodologia dello sport, in seguito allenatore di Pietro Mennea) consentono una piena maturazione psico-fisica dell’atleta cagliaritano. Arriva il cosiddetto salto di qualità; piovono prestazioni di ottimo livello.

Su un giornale dell’epoca si legge “… Lai non è un atleta di grande potenza, ma ha nelle gambe lunghe e nervose un’agilità innata che gli permette di correre con estrema leggerezza quasi a sfiorare la pista. La compostezza dello stile inoltre e l’impostazione tecnica maturata con lunghi anni di serio allenamento completano il suo repertorio di atleta di classe …”

Siamo nel 1968; Gianni Lai vince l’oro nei 100 metri agli Universitari; il 3 agosto ad Ascoli eguaglia il record sardo sulla stessa distanza del consocio Avanzato con 10”6, prestazione che all’interno dell’Esperia finalmente lo accredita leader di quella fucina di velocisti che continuamente propone sprinters di razza.

Ai primi di maggio del 1969 ad Assisi si disputano gli Universitari; nella semifinale dei 100 metri arriva il record sardo dei 100 metri con 10”5 e in finale la medaglia d’oro. Il crono segnala 10”6, ma i battuti Sguazzero e Simoncelli sono atleti che frequentano regolarmente le Nazionali, quindi è una vittoria che conta. Il giorno dopo, Lai non si accontenta e raddoppia sulla distanza dei 200 metri. Più avanti nella stagione, ai Campionati Italiani assoluti Gianni Lai, nella semifinale dei 100 metri eguaglia il 10”5 degli universitari e in finale si classifica al quinto posto. La costanza di rendimento ribadita ancora una terza volta sullo stesso tempo stagionale viene premiata con la convocazione agli Europei di Atene per la staffetta 4 x 100 metri. Ma la sfortuna è in agguato: uno strappo muscolare rimediato in una gara preliminare lo mette fuori dai Giochi.

Nel 1970 dopo una ripresa graduale dall’infortunio di fine stagione, Gianni Lai coglie un bronzo agli Universitari; riprende condizione e forma e ai campionati italiani assoluti sui 100 metri vince la medaglia d’argento; in forza di questo risultato si merita la convocazione nella nazionale. Componente della staffetta, corre un’ottima frazione in Coppa Europa.

Anche la rassegna nazionale degli Universitari del 1971 è generosa di soddisfazione  nei confronti di Gianni Lai, che si conferma nella distanza dei 100 metri.  

 Niente medaglia invece agli assoluti: solo un settimo posto.  Ma a fine stagione in nome dell’atletica spettacolo,  il Sant’Elia ospita l’incontro tra le nazionali Italiane e  Canadesi; la federazione concede una corsia all’atleta sardo: un giusto riconoscimento davanti al pubblico di casa per uno dei suoi prodotti sportivi migliori, già da quattro anni in piena ribalta nazionale. La prestazione del ragazzo sardo è pari a quella del secondo componente della squadra azzurra.

L’appuntamento con gli Universitari apre la stagione del 1972: non arriva l’oro, Gianni Lai è secondo nei 100 metri, dietro Guerini

 Negli anni a seguire l’impegno agonistico è sempre intenso e duraturo; la carriera prosegue fino  ai primi anni Ottanta; l’inserimento nei quadri tecnici del Coni e la possibilità di stare in campo permette a Lai il duplice ruolo di atleta e allenatore. Le gare si succedono una dietro l’altra, ci si avventura anche nelle pedane del salto in lungo e si accumulano titoli nei campionati sardi. Si ripetono prestazioni sempre interessanti ma vengono a cadere aspirazioni dell’atleta da Nazionale quale era negli anni passati.


 

Se la carriera da sprinter di Gianni Lai è da ritenersi abbastanza significativa  e rilevante nella storia dell’atletica sarda, ho l’impressione che l’atleta non abbia raccolto quanto meritasse.  

Per intenderci, l’atleta esperino ha corso i 100 metri più volte in 10”5 (stagioni (1969-1971-1973-1974); come tutti sanno, il crono manuale, in quei tempi, era la normalità, ma, a differenza dell’attuale rilevamento elettrico, assimilava al decimo di secondo prestazioni su distanze brevi sicuramente non uguali e impediva di fatto eventuali miglioramenti espressi in centesimi, con conseguenti ripercussioni sulla motivazione.

Nel curriculum di Gianni Lai viene a mancare la prestazione clamorosa; se da un lato un rendimento costante assicura affidabilità nelle competizioni a staffetta, dall’altro fa pensare che sia mancata nell’arco della carriera la giornata ideale, quella che capita a puntino sia per condizione di forma sia per condizioni climatiche e situazioni ambientali. Una terza ragione la riporto integralmente dalle pagine del quotidiano L’Altro, pubblicato all’epoca  “ …  a Lai, in quanto atleta sardo mancano tutte le occasioni di gareggiare che si presentano ai suoi colleghi continentali. In Sardegna l’attività spesso procede a rilento e le gare di una certa importanza sono staccate da lunghi intervalli di tempo. In queste condizioni è più difficile che si presenti allo scattista la possibilità di trovare le condizioni ideali che consentono di fare il risultato ... “

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