Chi era Paolo Delogu?

 In 44 anni di attività, migliaia di atleti hanno gareggiato per l’Atletica Delogu senza sapere perché la società si chiamasse così.

Chi era Paolo Delogu e perché sei anni dopo la sua scomparsa alcuni amici e conoscenti gli hanno intitolato una neo formazione atletica e lo hanno ricordato con un meeting internazionale tra i più prestigiosi effettuati in Italia nei primi anni duemila?

 
Nota tecnica. Trofeo Urigo maggio 1973. Seconda serie dei 100 metri, in prima corsia P. Delogu quarto classificato in 11”1

Ho ricevuto qualche giorno fa un filmato degli anni settanta.  Scorrendo le immagini mi sono accorto di un non so che di dejà vu. Ho estrapolato una decina di secondi in cui ho rivisto (come non mi era mai successo in passato) l’atleta che io ventunenne seguivo nei giorni feriali al Quadrivio di Nuoro, insegnandogli quel poco che sapevo dei rudimenti atletici appresi nelle riviste specializzate e nei corsi di studio all’Isef di Roma.

Al tempo, diviso tra il calcio giocato e l’atletica seguita da tecnico, ben poche erano per me le occasioni di frequentare le manifestazioni di atletica. Succedeva di rado che io tecnico di appena 23 anni avessi la possibilità di vedere in gara chi seguivo quotidianamente al Quadrivio nei giorni feriali e tanto meno di rivedere anche in differita le immagini in movimento per poter intervenire adeguatamente nei particolari tecnici.

È superfluo aggiungere che il contenuto del filmato è stato un bellissimo regalo di Natale! Oggi lo voglio condividere con tutti quelli che si sono chiesti: Chi era Paolo Delogu?

 Tre prestazioni di 10”8 nei 100 metri, ottenuti tra i 18 e i 19 anni (non ancora compiuti) e la partecipazione agli Assoluti a 18 anni restano nel palmares di una carriera brevissima stroncata da un banale incidente domestico, con il rimpianto di quanto avrebbe potuto ottenere nella piena maturità. Sono particolarmente attaccato ed affezionato a ciò che scrissi di lui tanti anni fa in un giornale locale.

       Ricordo ancora quando mi chiese di allenarlo; non avevo ancora completato l’Isef, non avevo mai seguito nessuno, ma mi trovavo a Nuoro ed ero intenzionato ad allenarmi all’atletica, a correre sempre più veloce, a saltare più in lungo o più in alto, a lanciare più lontano. Solleticato da quella richiesta e invitato a fare un’esperienza nuova: allenare. Ma sì! Avevo tempo libero e poi, non era meglio allenarsi in compagnia? In fondo in fondo era anche una delle mie aspirazioni.

     Abbiamo corso insieme, abbiamo sudato insieme; la sera parlavamo di atletica, di cose di tutti i giorni e poi, di nuovo, ogni pomeriggio al Quadrivio con la pioggia, il vento e il sole. La scoperta di nuove limiti significava programmazione più precisa, dedizione all’allenamento più accurata.

     Quante sere l’ho trovato nel negozio di Nicola. Chiedeva di gare, di cui si veniva a sapere dal giornale, ma ignorate dai dirigenti della Gennargentu. Si scherzava sulle scuse e sulle giustificazioni di Nicola. Si chiedeva dell’ultimo modello di scarpette d’atletica, ma quello non era mai in vendita, perché destinato ai professionisti.

     Però si tornava a chiedere di gare con maggiore insistenza, tanta era la voglia di confrontarsi.


 


 

    La sua dote e il suo sogno era la velocità: una disciplina dell’atletica molto difficile. Bastava un alito di vento contrario, una disattenzione alla partenza, un rilassamento oltremisura, un’emozione di troppo e la gara era già finita. Paolo lo sapeva … le poche gare che la Società gli consentiva le sfruttava con una determinazione ed una voglia di emergere impareggiabili: i suoi tre 10”8 sono stati ottenuti in occasione di appuntamenti importanti.

     I progressi cronometrici erano puntuali, accolti da lui con una tranquillità, che non lasciava spazio all’euforia. Sembrava fossero scontati o che i traguardi massimi dovessero venire…”


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