Il salto in alto con Claudio Velluti, Salvatore Varrucciu, Alberto Pedrazzini (1958-1965)

Nell’isola, sul finire degli anni Cinquanta, si vive un particolare fermento in seno al salto in alto, specialità che nel passato aveva avuto giorni di gloria a livello nazionale con Graziano Corona (anni ’20) e Pinuccio Dettori (anni ’40). 

 (di seguito le immagini di Claudio Velluti, Salvatore Varrucciu e Alberto Pedrazzini).


Con lo stile dello scavalcamento dorsale, tecnica adottata ormai da tutti gli specialisti, i saltatori in alto si affrontano alla ricerca dei due metri, limite che rappresenta l’eccellenza anche in campo nazionale.  

Nel 1958 l’olbiense Salvatore Varrucciu, con la maglia della Torres, riesce nell’impresa di superare con 1.88 il record storico di 1.86, detenuto da Pinuccio Dettori, ma nello stesso anno Claudio Velluti lo sorpassa con 1.92.

 Stimolati dalla presenza anche di altri validi saltatori, tra cui Natalino Orrù, Franco Sar, Ubaldo Soddu e da un giovanissimo Alberto Pedrazzini, Varrucciu e Velluti dettano legge in pedana, anche se è difficile vederli tutti insieme: altre discipline o specialità li richiama, ogni competizione esalta volta per volta o l’uno o l’altro.

Il muro dei 2 metri viene scavalcato da Claudio Velluti, nel 1960 nel suo esilio da cestista a Milano, ma vestendo la maglia della Riccardi la misura ottenuta dal cagliaritano non rappresenta il primato sardo. Intanto nei campi dell’isola la supremazia della specialità passa ad Alberto Pedrazzini, anche se Velluti, rientrato qualche anno dopo nell’isola, nelle sue occasionali sortite in pedana, ottiene prestazioni decisamente superiori; nel 1965 l’altista-cestista migliora il record sardo portandolo a 1.95.

 Da quel momento in poi il salto in alto in Sardegna cade in letargo: i due metri devono aspettare l’avvento di altri specialisti!

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