Valentina Uccheddu: primatista italiana per una settimana (1988). (prima parte 1/3)
6 giugno 1988: arriva il record italiano che non ti aspetti! La stagione indoor, appena terminata, indica in Antonella Capriotti, leader da anni nella specialità del salto in lungo, in grande forma con un fresco primato in sala di 6.70, la candidata più accreditata per aggiornare il limite nazionale all’aperto. Invece, doppia sorpresa, agli inizi di giugno, l’oristanese Valentina Uccheddu, rimasta ferma ben 6 mesi, a soli cinque mesi dalla ripresa dell’attività, piazza un 6.62 che scavalca la Capriotti in possesso del primato all’aperto a 5.58 e si gode … una sola settimana di gloria. Perché solo una settimana? Succede che sei giorni dopo la Capriotti si riprende il primato migliorandolo due volte nella stessa giornata: prima 6.65, subito dopo 6.70.
Come si arriva all’exploit di Valentina Uccheddu? Dal salto di 5.50, ottenuto ad appena 15 anni, a quello da primato di 6.62, dai sogni di un futuro da protagonista nell’atletica che conta alla realizzazione delle speranze cullate da giovanissima c’è tutto un percorso condiviso con l’allenatore Francesco Garau: la differenza di 112 centimetri si concretizza attraverso costanti progressi, anno dopo anno con successi, qualche delusione, qualche infortunio..
Nel 1982, a sedici anni, inizia la stagione con un miglioramento di 32 centimetri, si classifica quinta alle Gymnasiadi con 5.77; vince il titolo italiano allievi con un salto di 5.85 che rappresenta il personale. I suoi salti sono stabili sempre attorno ai 5.80; arriva, al cospetto di atlete più grandi, l’argento alla finale nazionale dei Giochi Studenteschi.
Nel 1983, da junior, affronta con ottimi risultati la sua prima stagione indoor. Conquista l’oro con 5.87 e veste la maglia azzurra nell’incontro fra le nazionali giovanili italiane e francesi saltando 5.90. La stagione all’aperto la vede subito protagonista con un salto a 5.95, rimane un po' al di sotto dei suoi standards ai campionati italiani juniores, dove si accontenta della medaglia di bronzo. Il muro dei 6 metri è lì vicino anche alla finale nazionale dei Campionati Studenteschi, dove si piazza al terzo posto.
Nel 1984 la seconda stagione da junior le regala subito un argento ai Campionati Italiani indoor di categoria e la maglia azzurra nella nazionale giovanile contro le ungheresi. All’aperto acquista una nuova dimensione superando a più riprese la barriera dei 6 metri; nella pedana di casa ai primi di maggio atterra a 6.13, una settimana dopo a 6.14, ma quest’ ultima misura viene invalidata dal vento superiore alla norma. Una condizione fisica eccezionale la proietta sempre ad Oristano a 6.16, successivamente alla vittoria ai Campionati Studenteschi Nazionali e al titolo italiano juniores a Bologna, conquistato con 6.12. L’esperienza ai Campionati italiani assoluti è da dimenticare ma i successivi impegni internazionali in azzurro le danno la soddisfazione di battere prima le greche e le spagnole, successivamente di sbaragliare le coetanee nel corso delle 6 Nazioni juniores, eguagliando tra l’altro il suo personale.
Nel 1985, dopo la rinuncia all’attività indoor, parte alla grande con un miglioramento significativo; Valentina aggiunge 12 centimetri al personale fissandolo a 6.28; anche se la sua migliore prestazione stagionale resta questa, le misure stagionali nella pedana del lungo si attestano ormai su quei standards. L’atleta oristanese bissa l’oro alla finale dei Campionati Studenteschi con 6.04, a Nuoro atterra a 6.25. Con tali credenziali si presenta ai Campionati Italiani Assoluti consapevole delle sue capacità; sale sul terzo gradino del podio raggiungendo così l’élite nazionale della specialità. A fine stagione le graduatorie nazionali la vedono al quinto posto nella specialità.
In quel tempo, vanno di moda i prestiti occasionali, per cui, nella stagione indoor 1986, gareggia con la maglia della Fiat nel Criterium di società in sala; il salto a 6.30, oltre costituire il suo personale, comincia a impensierire Antonella Capriotti, indiscussa leader nazionale della specialità. La settimana successiva arriva la conferma col terzo posto agli assoluti indoor. Passa qualche mese e Valentina progredisce a 6.38 nel corso dei societari regionali di Cagliari. Schierata fuori gara nell’incontro tra le Nazionali dell’Italia della Germania e dell’Ungheria sorprende tutti aggiudicandosi la gara e battendo per la prima volta le migliori lunghiste italiane. Trova la pedana giusta a Lugo di Romagna aggiungendo altri due centimetri al suo personale (6.40). I risultati finora ottenuti la candidano al titolo iridato ai Campionati Italiani, ma, complice una precaria condizione fisica, deve soccombere alla solita Capriotti ed altre tre avversarie. Il risultato infelice le preclude la partecipazione ai Campionati Europei di Stoccarda.
La stagione 1987 inizia presto e bene, con un argento sia ai campionati italiani indoor con un salto di 6.18, sia a maggio ai campionati universitari di Palermo con 6.31, ma si conclude anzi tempo per un incidente in motocicletta, che la costringe ad un’inattività prolungata.
Nel gennaio del 1988 la Uccheddu riprende ad allenarsi con tenacia e caparbietà; ad inizio giugno arriva il salto record a Trento, che dura appena una settimana. Il resto della stagione è un susseguirsi di buone prestazioni: un 6.51 con vento contrario, un 6.48 al Sestriere, il secondo posto agli assoluti; l’obiettivo è riuscire ad avere il pass per le Olimpiadi di Seul. Niente da fare! Pur possedendo il minimo, viene esclusa dalla selezione. Valentina e il suo tecnico Garau non ne fanno un dramma accettando la decisione istituzionale; dal giorno stesso dell’esclusione insieme atleta e tecnico programmano le Olimpiadi di Barcellona del 1992.

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