La lezione di Antonio Ambu (seconda parte 2/3)

 


Dopo le prime corse agonistiche in Sardegna, adocchiato e parcheggiato al Monteponi di Iglesias fino all’arruolamento con le Fiamme Oro di Padova, Antonio Ambu lascia l’isola per proseguire l’attività in maniera più professionale.


Per quattro anni rimane nel gruppo sportivo militare, che abbandonerà nel 1960 più che altro per motivi familiari. In questo periodo si fa notare per i miglioramenti cronometrici su distanze relativamente brevi; nel 1958 conquista il titolo italiano sia sui 5000 sia sui 10000 metri e nel 1959 quello individuale del cross.

Per due anni gareggia con la maglia del G.S. Lancia di Torino con risultati contrastanti; nonostante un’attività saltuaria brilla col titolo italiano dei 5000 metri; allunga le distanze, non ha difficoltà a vincere la maratonina nel campionato italiano.

Una svolta decisiva nella carriera avviene col passaggio alla Pro Sesto. Un aumento dei carichi di lavoro gli consente di migliorare nell’arco di una sola stagione sei primati nazionali (10000 metri, ora, maratonina, 25 km, 30 km, 35 km, manca all’appello quello dei 5000 metri in possesso di Rizzo) e di conquistare ben quattro titoli italiani. Nella maratona, corsa per la prima volta, infligge 10 minuti al secondo classificato.

Cambia nuovamente maglia, passando alla Lilion Snia Varedo (con la quale terminerà la carriera); la nuova stagione, quella del 1963, iniziata bene con il titolo italiano nel cross, procede a rilento per via di ricorrenti fastidi ai tendini. Ambu si riprende solo a stagione inoltrata vincendo in tutte le strade e su tutte le piste italiane, in tutte le distanze fra i 5 e i 42 chilometri.

 


L’anno successivo (1964) nelle corse campestri, nelle strade, in pista c’è un solo mattatore. Nel cross Antonio Ambu vince brillantemente il campionato italiano individuale, entrambe le prove dei societari; aggiunge le vittorie al cross internazionale dei Cinque Mulini a San Vittore Olona, del Campaccio a San Giorgio su Legnano e il trofeo Lilion Snia Varedo.

In strada è primo nella maggior parte delle competizioni nazionali e comunque in tutte quelle a cui ha partecipato; si afferma in tutte le prove del campionato di società e nei campionati individuali

In pista conquista il titolo italiano sui 5000 e sui 10000 metri.

Il 1964 è anche l’anno delle Olimpiadi in terra giapponese e l’atletica italiana fa affidamento su di lui, ma a Tokio le cose non vanno per niente bene. Il ritorno dal Giappone non lascia segni; Ambu continua a vincere sia in pista sia su strada facendo intendere che il fallimento all’Olimpiade è solo una parentesi, dopo un’occasione mancata c’è la rinascita e la conferma del proprio talento: un atteggiamento mentale che non tutti possiedono. E a proposito del suo carattere mi vengono in soccorso le parole di Carlo Venini, grande uomo di sport, che nelle pagine della rivista “Atletica Leggera” ne delinea il comportamento in gara … “Ambu possiede una tenacia ed una combattività ammirevoli … vanta uno sprint finale violento che gli consente di lottare e superare avversari più forti di lui sul passo che hanno il torto di portarselo appresso senza staccarlo … ha un’intelligenza di gara sviluppatissima e una furbizia volpina perchè sa mascherare la fatica dietro smorfie ed atteggiamenti vari …” (continua nei prossimi giorni)

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