Salto in alto. Da Pietro Podda a Ivan Spini
Lo stile Fosbury si confà ai sardi. I recenti risultati di atleti isolani (Eugenio Meloni e Massimiliano Luiu) con la tecnica introdotta nel 1968 a Città del Messico da Dick Fosbury aiutano a sfatare la credenza di chi ritiene il salto in alto una specialità ostica agli atleti sardi per via della richiesta particolare fisicità.
Dopo l’abbandono di Velluti, Varrucciu e Pedrazzini, le tecniche in auge negli anni Cinquanta e Sessanta, in particolare lo scavalcamento ventrale, rallentano il progresso dei primati regionali. La misura di 1.95, superata da Claudio Velluti (2.00 nel suo esilio milanese) nel 1964, viene raramente avvicinata nelle pedane dell’isola; per una decina di anni le graduatorie regionali registrano misure mediocri. La tecnica del fosbury flop riapre la scena a chi si cimenta nei salti in elevazione, ma ci vogliono ben sei anni dalla sua comparsa (settembre del 1974) nelle pedane dell’alto per vedere l’oristanese Mario Luperi, cui purtroppo manca il tempo per l’atletica ma non la statura, eguagliare il record di Velluti.
L’anno successivo Pietro Podda, atleta di Domusnovas tesserato con l’Esperia, nella pedana del Campo Scuola di Cagliari supera l’asticella messa a 1.96, nuovo primato sardo. Lo stesso atleta qualche mese dopo (aprile 1976) si rende protagonista di un’impresa speciale. Nel giro di due settimane stabilisce per ben tre volte il record sardo del salto in alto; prima 1.97 e 2.00, successivamente 2.03: un mese da non dimenticare per l’atleta sulcitano, che fallisce di un soffio anche il 2.05.
Sulle misure ormai stabili sopra i 2 metri a Pietro Podda si affiancano altri saltatori, ma l’avversario che lo scalza dal vertice ce l’ha proprio in casa, Emanuele Pirisi, che prima lo eguaglia e ai Campionati Italiani juniores del 1978 lo spodesta con la misura di 2.05. Per Pirisi, anche lui allenato da Angelo Defraia, inizia un periodo d’oro concentrato in tre stagioni che lo vedono insuperabile primattore della specialità in Sardegna. I primati sardi, a più riprese salgono, centimetro alla volta, fino a un 2.10 indoor (Genova febbraio 1980) e 2.09 all’aperto (Cagliari maggio 1980). Nello stesso periodo il sassarese Roberto Ciabattini autore di un 2.08 si rivela l’avversario più qualificato.
Nel 1981 sale alla ribalta della specialità Andrea Meloni. Appena diciasettenne si mette in evidenza con la misura di 2.05, ma solo tre anni dopo raggiunge la vetta. La misura di 2.12, ottenuta nel corso dei Campionati di società a Senigallia, incrementata a 2.13 due anni dopo e fissata definitivamente a 2.15 sempre a Cagliari, lo accredita come il nuovo primatista sardo del salto in alto. La leadership nelle graduatorie resiste all’assalto di Ivan Spini, giovane amsicorino, che lo eguaglia per ben due volte, ma non a quello del figlio Eugenio, che circa trenta anni dopo lo sostituisce al vertice regionale della specialità.
Ivan Spini, messosi in evidenza fin da giovanissimo, ha il merito, oltre ad aver scavalcato l’asticella a 2.15, di aver tenuto la scena del salto in alto in campo regionale per tantissimi anni e rappresentare degnamente la propria società in tutti i campi di gara





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